Quando gli amici tendono a regalarti ad ogni occasione utile un videogioco, due sono le uniche risposte possibili che puoi darti: o ai loro occhi sei un incredibilmente sfigato nerd senza altri interessi, oppure ti vogliono particolarmente bene. Ora, non so se i miei compagni di merende provino un affetto particolare per la mia persona, ma io sicuramente voglio loro un bene dell'anima, soprattutto dopo aver messo le mani sul pacchetto di Project Zero 2: Crimson Butterfly da loro gentilmente offerto, in riedizione per la bianca console Nintendo.
Sono passati 8 anni da quando ho avuto il piacere (e quel filo di scagazza) di giocare al titolo Tecmo Koei su PS2, e sinceramente non era affatto in programma di rimettermici sopra con dedizione e voglia. Però, si sa, il vostro Dexter è un grande appassionato di survival horror, e quella di Fatal Frame è forse la saga che più di tutte è riuscita a soddisfare la mia crescente fame di horror psicologici giapponesi. Ed è purtroppo vero che le alternative, volendo, scarseggiano, con il mercato sempre più innamorato dell'azione e intenzionato a snaturare franchise storici come Silent Hill e Resident Evil. Faccio dunque "pappare" il disco al mio impolverato Wii e riprendo un viaggio iniziato la prima volta nel 2004.
Io (non) ho paura!
Per chi non ha avuto modo di gingillarsi con Project Zero 2 ai tempi della sua uscita su PS2 e Xbox, è d'obbligo una breve panoramica sul gioco. Le radici da survial horror giapponese la fanno da padrone, con profondi e continui rimandi alla tradizione cinematografica del genere, quella, per intenderci, utile a ricreare un tipo di orrore contorto, a tratti disturbante, pervaso però da una venatura di eleganza che solo i cugini nipponici riescono a proporre.
Un orrore che vedrà coinvolte le due sorelle gemelle, Mayu e Mio, che si ritroveranno nel bel mezzo di un villaggio giapponese infestato dagli spiriti, preludio di una narrazione sublime e fascinosa, che solo a piccoli passi svelerà il vero legame tra le due giovani ragazze e gli abitanti del luogo, per poi esplodere in uno dei finali possibili. E' proprio la narrazione, identica a quella di quasi un decennio fa, il pilastro più imponente di questo gioco, talmente tanto matura, da sconvolgere l'anima del nerd più candido.
Per questa edizione, Nintendo e Tecmo, hanno ben pensato di rimboccarsi le maniche e cimentarsi in pesanti pulizie di primavera. Il gioco ha infatti subito un più che dovuto restyling, non solo per quanto riguarda i modelli poligonali di Mayu e Mio, ora più puliti e adulti, arricchiti addirittura da abiti diversi dal gioco originale, ma anche sul piano dell'impatto visivo. Per avvicinare Project Zero 2 alle produzioni moderne, infatti, si è optato per l'integrazione del widescreen, per una sensibile pulizia dell'immagine e per una nuova visuale, ora in terza persona molto vicina alle spalle delle due protagoniste, così come Resident Evil 4 insegnò al mondo videoludico nel 2005.
Interessante novità è anche l'introduzione di un inedito minigioco, che punta ad aumentare la sensazione di tensione anche nella fasi tradizionalmente più calme. Durante la raccolta di un oggetto, le manine fantasma incomberanno infatti sulle nostre eroine, e solo la nostra prontezza di riflessi nel rilasciare il tasto A del controller ci permetterà di evitare un abbraccio troppo caloroso. Il minigame prevede infatti di premere ininterrottamente il pulsante per collezionare oggetti, a patto appunto che non vi siano spiriti in agguato, la cui presenza è ben sottolineata dalla repentina vibrazione del Wiimote. Di mio l'ho trovata un'aggiunta carina, forse un pelo noiosa a lungo andare, ma efficace per inasprire le atmosfere del titolo.
Come controllare il terrore
Da un gioco rispolverato e adattato su Wii, la prima cosa che ci si aspetta venga modificata è sicuramente il sistema di controllo. Project Zero 2 non fa eccezione, cercando di metabolizzare l'accoppiata Wiimote + Nunchuk nelle sue meccaniche spiritiche. Il risultato è, almeno per le virili manine del vostro Dexter, "terrificante".
Se infatti l'utilizzo del Nunchuck in qualche modo convince, con i movimenti affidati al tradizionale analogico e il tasto C utile a fissare la telecamera alle spalle delle due sorelline, è il Wiimote a salire a testa bassa sul banco degli imputati. Il bianco dildone, utilizzato per gestire la fotocamera con cui catturare i fantasmi che infestano il titolo le diverse location, rende il tutto troppo macchinoso e poco godibile. La scelta di non sfruttare il puntamento a infrarossi, ma di affidare i movimenti al solo giroscopio risulta poco azzecata, accentuando si l'esigenza di rendere le due protagoniste maggiormente vulnerabili come il genere impone, ma portando l'esperienza a livelli di frustrazione prima assenti nelle fasi di gioco più concitate. Un vero peccato, perché la mappatura dei tasti è invece davvero ben studiata e con un piccolo sforzo in più si sarebbe potuto ottenere un risultato molto più fluido senza però snaturare le origini del titolo.
Se riuscirete a superare le difficoltà iniziali legate all'antipatico sistema di controllo, avrete comunque la possibilità di assaporare un titolo horror "diverso", accuratamente lontano dagli shotgun di un Resident Evil o dalle telefonate sequenze dei Silent Hill più moderni. Project Zero 2: Wii Edition si propone dunque come una scelta preziosa per gli amanti del genere, un piccolo-grande concentrato di tensione persistente e di quel terrore che solo gli occhi a mandorla di antica tradizione sanno confezionare.
Insomma, gli amanti di film come Ju-On e The Ring aggiungano pure un'altra luminosa stellina alla valutazione finale. Tutti gli altri.. "BOOO, via, sciò"!
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